”L’anima dei grandi alberghi di mare e dei laghi.” Grand Hôtel des Iles Borromées
di Berta Corvi e Vittorio Pedrotti
La storia di un Grande Albergo è sempre legata a delle persone e alle loro storie e al coraggio di determinate scelte e, prima di descrivere la storia del Grand Hôtel des Iles Borromées vorremmo descrivervi la storia della persona che lo dirige ora e che è anche socio nella proprietà ed è una storia di famiglie di albergatori.
Gian Luigi Mariani viene da una famiglia di albergatori originari di Monza che, nel periodo tra le due guerre, si è trasferita a Stresa.
Il primo albergo gestito dalla famiglia era l’Italia & Suisse, successivamente negli anni 50’ Villa Baisini che la famiglia ha trasformato ad albergo con il nuovo nome di Hotel Astoria.
Cartolina del Grand Hotel prima dell’innalzamento del 1911-1912, realizzato nel tempo record di 95 giorni dal capomastro stresiano Vasco Capucci, ideatore inoltre di innumerevoli ville del lago.
La nonna di Gian Luigi Mariani era una donna molto forte e una grande lavoratrice che, rimasta vedova presto, ha gestito egregiamente l’Hotel Astoria tanto che il figlio, Mario, nel 1975 con altri due amici albergatori di Stresa (Giancarlo Zanetta dell’Hotel La Palma e Giampiero Padulazzi dell’Hotel Milano e Speranza), ha acquisito il Regina Palace di Stresa un prestigioso albergo, ma il grande passo si ha nel 1990 quando la SIALM, società nella quale la famiglia era partecipe, ha acquisito il Grand Hôtel des Iles Borromées da CIGA.
Gian Luigi Mariani da allora è diventato il Direttore del Grand Hotel des Iles Borromées avendo anche come base formativa quella dell’École hôtelière de Lausanne una delle più prestigiose scuole alberghiere al mondo.
La nuova gestione ha iniziato la ristrutturazione dotando la struttura di una importante Sala riunioni di 180 posti, assolutamente necessaria per le nuove richieste di mercato e, con il rifacimento delle camere dell’ala “Stresa” sopra la nuova sala meeting.
Splendide ed inedite immagini del Borromées dopo i lavori di sopraelevazione; qui ritroviamo il Des Iles della Belle Epoque.
Il Grande Albergo è suddiviso in tre ali denominate: “Stresa” sul lato sinistro guardando il prospetto dal lago, “Impero” centrale e “Baveno” sul lato di destra.
Lo spazio per la nuova sala riunioni è stato ricavato sfruttando alcuni vani al piano terra e demolendo parte delle murature portanti vecchie di 150 anni.
E’ stato un lavoro complesso anche perché non si avevano disegni storici a disposizione dovuto al fatto che CIGA, che era la precedente proprietà, aveva trasferito gli archivi storici a Venezia e tutto è andato perduto.
La ristrutturazione dell’albergo è stata continua e, anno per anno, verranno rinnovate camere e suites.
Nel 2019 sarà rifatta la piscina esterna nel 2020 il Centro Benessere.
La parte ludica alberghiera è molto importante ed i clienti internazionali sono alla ricerca di nuove esperienze e nuove emozioni.
L’hôtellerie di alto livello deve potersi adattare ai tempi che cambiano, sia come struttura che come patrimonio umano e le varie professionalità devono essere sempre aggiornate e flessibili alle trasformazioni del tempo.
Il Lago Maggiore rispetto al lago di Como ha una minore storia di alta hôtellerie anche se la Strada Statale 33 del Sempione è l’asse portante di una grande mobilità di persone e veicoli: strada che parte da Parigi, dall’Arco di Trionfo, passando per il Sempione, passo che era il più agevole per transitare in Svizzera e Francia e termina a Milano a Foro Bonaparte.
La strada, all’epoca, era come una odierna autostrada avendo una larghezza di 6 metri.
Napoleone ha voluto questa bellissima strada per far passare soprattutto i militari ed i cannoni agevolmente.
Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII° secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città.
Il viaggio in Italia era molto ambito e il Lago Maggiore con le sue meravigliose isole era sicuramente un passaggio obbligato.
La storia affascinante della costruzione del Grande Albergo inizia con Giovanni Omarini il barcajuolo che, nella notte del 30 maggio 1859, traghettò il generale Nino Bixio, braccio destro di Garibaldi durante la spedizione dei “Mille”, e altri patrioti sino alla sponda lombarda del Lago Maggiore su una barca di Casa Borromeo, meritandosi una menzione d’onore.
Dopo queste burrascose vicende, nella primavera del 1860 gli intraprendenti “Omarini frères” decisero d’innalzare un grande albergo, così nell’ottobre dello stesso anno procedettero all’acquisto di alcuni appezzamenti di terreno, di fronte all’isola, in località “Vigna di Riva”, costituendo la Società Unione dei Grandi Alberghi, presieduta da Arturo Omarini e con sede a Stresa, versando un capitale iniziale di 1.200.000 lire, sottoscritto anche da alcuni azionisti svizzeri.
Il 9 dicembre richiesero al Comune di Stresa il permesso per procedere ai lavori e così, poco dopo, sfidando i rigori invernali, diedero inizio agli scavi per le fondamenta: era l’anno della Proclamazione del Regno d’Italia, il 1861.
Pochi avrebbero scommesso sul successo di quell’impresa: creare un albergo di lusso sul litorale stresiano che potesse accogliere i primi turisti in un edificio unico fornito di tutte le comodità con 128 camere, saloni, un vasto parco, un servizio diligenze e bancario, come enunciavano le pubblicità dell’epoca e che offrisse un’accoglienza all’altezza degli standard europei di quel periodo sembrava un sogno.
Anche la scelta del nome, Hôtel des Iles Borromées, testimoniava i propositi ambiziosi dell’albergo: proprio quelle “Iles” avevano stregato Elisabetta di Francia, moglie del re Filippo IV, che nel 1624 aveva voluto assolutamente visitarle, il cardinal Odescalchi, poco prima che diventasse Papa con il nome di Innocenzo XI, e lo stesso Napoleone Bonaparte, nel 1797.
Nota: (Divenne Grand Hôtel et des Iles Borromées nel 1905 con l’annessione della nuova ala Baveno edificata sopra il ristorante. Una brochure del 1905 la pubblicizza il nuovo Grand Hotel, in comunicazione con l’Hôtel des Iles Borromées)
I lavori per edificare l’albergo, su progetto dell’ingegner Antonio Polli, nato all‘Isola Bella nel 1809 e morto a Novara nel 1873, tutore dei cinque fratelli Omarini, vennero condotti con una foga impensabile.
“E così, esattamente mezzo secolo fa, la sera del 21 marzo 1863, dopo soltanto 17 mesi dall’inizio dei lavori…(…) ma era già dal 1862 che qualche camera arredata in stile principesco accoglieva i viaggiatori, (…) si giunse alla fastosa inaugurazione che vide la presenza di oltre settecento invitati che furono ospitati, tutti a sedere, nei saloni del piano terra, della terrazza e del giardino”.
Riportano le cronache che da Milano “si riversarono al Borromées oltre trecento milanesi, proprietari di ville e nobili, accorsi per ammirare la nuova struttura rischiarata dalla suggestiva fontana luminosa, situata provvisoriamente di fronte all’Hôtel, che faceva impallidire nominati Hôtel di Svizzera e Germania, nazioni che io aveva di recente visitato e dalle quali eravi appena sopraggiunto”.
Splendide ed inedite immagini del Borromées dopo i lavori di sopraelevazione; qui ritroviamo il Des Iles della Belle Epoque.
Questo fu il resoconto del giornalista della “Gazzetta del Popolo” di Torino del 21 marzo 1913, che probabilmente si era documentato rileggendo gli articoli dell’epoca per ricordare degnamente il cinquantennale dell’albergo.
l’”Hôtel des Iles Borromées” venne dunque inaugurato sabato 21 marzo 1863, alla presenza d’uno sceltissimo pubblico: alcuni grandi albergatori, di diverse personalità e uno stuolo di nobildonne in abito da sera.
Un menù, ritrovato quasi per caso da un collezionista torinese, ci riporta al giorno dell’inaugurazione: “Grand Hôtel des Iles Borromées, Stresa, Lac Majeur, 21 mars 1863», consegnando alla storia anche le portate, scritte rigorosamente in francese, che a quel tempo era la lingua impiegata dalla diplomazia internazionale: “Huîtres Anglaises, Potage bisques d’Ecrevisses, Croustade à la Duchesse, Turbot, sauce aux câpres, Filet de Boeuf façon Gioachino Rossini, Suprêmes de Volailles à la Milanaise, Ris de veau, sauce Portugaise, Champignons à la crème, Cuissot de chevreuil, sauce grand veneur, Bécasses de foies gras, Croûtes à l’Ananas”.
Queste annotazioni ci permettono di risalire nel tempo, per scoprire la vita del celebre Grand Hotel stresiano, per ricreare l’atmosfera della “Belle Epoque” nella quale si muovevano gli ospiti che, da tutta Europa, raggiungevano il Lago Maggiore.
Da annotare che il banchetto si svolse nel vasto salone del pianterreno: furono appunto serviti diversi piatti della cucina internazionale.
Concludeva il tutto, “Pâtisseries, Glaces – Fruits» e il «Gâteau “Stresa”.
Il caffè non veniva menzionato.
Il “Gâteau Stresa” era una torta alle mandorle di ispirazione elvetica.
La ricetta che abbiamo ritrovato, ricopiata sul menù di quel memorabile giorno, era la seguente: “Pestate tre once di mandorle, altrettante di zucchero, sbattete il succo d’un limone e due tuorli d’uovo, montate a neve gli albumi e mescolate tutto insieme. Prendete una tortiera, ungetela di burro, mettete sul fondo pasta sfoglia, sulla quale verserete il miscuglio suddetto…e mettete nella cucina Franklin bollente per trenta minuti…”.
La torta era stata realizzata appositamente da un grande chef del periodo risorgimentale: Giovanni Vialardi.
Questo personaggio fu al servizio della Corte Sabauda sotto il regno di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II, iniziando dapprima come aiutante capocuoco, infine affermandosi come capocuoco e pasticcere.
Fu artefice di importanti rinnovamenti a tavola come l’affermarsi del modo di servire “alla russa” in sostituzione di quello in uso da secoli, detto “alla francese”, la nascita del menù e della lista dei vini. Il suo celebre Ricettario-Trattato venne stampato nel 1854.
Qualche anno più tardi, al seguito della Duchessa di Genova a villa Ducale per uno sfarzoso ricevimento, aveva incontrato gli Omarini a Stresa, che si erano ricordati di lui per l’inaugurazione dell’albergo.
I discorsi e i brindisi quella sera del 1863 vennero accompagnati dall’immancabile inno nazionale di Goffredo Mameli, conosciuto dapprima come “Il canto degli Italiani” e, dopo il settembre del 1847, denominato “Fratelli d’Italia”. Più tardi un’orchestra animò le danze nel salone, soprattutto valzer dei viennesi Strauss.
Il Borromées si affermò subito come il fiore all’occhiello dell’ospitalità del Lago Maggiore.
Diretto con competenza dai fratelli Omarini e impiegando personale altamente qualificato, si assicurò in poco tempo la clientela più prestigiosa.
Divenne inoltre la sede prediletta per banchetti, tè danzanti, concerti benefici, incontri e riunioni.
La sala Lobby del Grand Hotel
La vasta hall accompagnava alla sala di lettura, all’ampia sala da pranzo e al giardino d’inverno o “tea-room”, infine alle cucine, mediante un lungo corridoio.
I saloni erano dipinti in bianco ed oro stile Luigi XVI oppure in tenui gamme di tinte crème e pistacchio.
Gli ambienti erano ornati da eleganti specchiere e illuminati da meravigliosi lampadari; “il riscaldamento era garantito dalla ditta Haeberlin di Milano che aveva installato un impianto a termosifone che rendeva più confortevoli le circa 120 ariose stanze”.
Non mancavano una lavanderia con asciugatoio, collocata in un casotto sul lato a monte dell’albergo e, nel corpo principale, una sala di parrucchiere per signora, una da toilette maschile, un ufficio esterno della londinese Thomas Cook and Son per la vendita di biglietti ferroviari e di navigazione per tutto il continente.
L’apertura del tunnel del Sempione, nel 1906 coincidente con l’Esposizione Universale di Milano, del 1906 ha dato un grandissimo slancio pubblicitario al Grande Albergo a Stresa fermava anche l’Orient Express.
Il parco ha 49 essenze arboree e la passeggiata crea forti emozioni per gli ospiti che amano la natura tenendo anche conto che il Lago Maggiore è un luogo che per le sue caratteristiche climatiche favorisce la crescita di essenze anche esclusive.
Lago romantico, isole da sogno, vicinanza alla Svizzera e alla Francia questo è il Lago Maggiore, in particolare la sponda piemontese di Stresa e il Grand Hôtel des Iles Borromées è al centro di questo sogno.
Berta Corvi e Vittorio Pedrotti
Le foto e le illustrazioni sono state gentilmente concesse dalla Direzione del Grand Hotel